Evviva il 2021 – ma quale rinascita vogliamo?

Mai come quest’anno, tutti sperano che finisca presto!

Riponiamo molte aspettative nel 2021. I vaccini che ci danno speranza, si tornerà a viaggiare, ci si abbraccerà ovunque e dopo il tonfo dell’economia non può esserci altro che una ripresa con il PIL che schizzerà alle stelle…WoW!

Noi preferiamo parlare di “nuova normalità”, e di sostenibilità. Non crediamo ai pifferai magici, che sono gli stessi che ci hanno portato a questa situazione, e siamo realisti. Nel 2021 non ci sarà alcuna crescita per l’Italia, forse un rimbalzino, perché l’economia dei paesi sviluppati non può andare molto oltre, all’interno di questo sistema di leggi ed interessi consolidati che appartengono al passato. Ed il nostro paese, purtroppo, nell’ambito dei paesi “ricchi” è quello che ha realizzato meno riforme strutturali per creare i presupposti di una rinascita. Vediamo intorno a noi piccoli cambiamenti: qualche linea a banda larga in più, maggiore flessibilità per i lavoratori costretti dal Covid, qualche identità digitale in più, maggiori pagamenti elettronici etc…, ma sono piccole cose per muovere un paese che rispetto agli altri sconta una distanza incolmabile senza una vera rivoluzione, un cambiamento di marcia importante.

Oltretutto stiamo agendo per evolvere verso un sistema economico e sociale che a livello internazionale è già stato messo in discussione dalle popolazioni più giovani, perché crea profonde iniquità, ingiustizie e tensioni.

A livello globale ci sono diversi focolai di protesta per il rinnovamento, ma sono purtroppo soggiogati dalle inevitabili crisi che si susseguono, tant’è che esse sembrano addirittura “programmate” da alcuni economisti (gli “esperti”) e dai governanti che li ascoltano (i “non esperti”). Noi sappiamo che “crisi” significa anche “cambiamento” e cerchiamo di agire per evolvere velocemente verso un sistema economico e sociale diverso da quello attuale.

Per esempio, nel 2020 abbiamo assistito alla stessa dinamica per quanto riguarda la gestione della pandemia. Gli “esperti” dettano legge e i governanti “inesperti” li ascoltano, mentre le voci dissonati e fuori dal coro sono zittite; nonostante ciò, qualcosa di positivo l’abbiamo visto: sempre più persone hanno perso fiducia nelle informazioni allineate con il pensiero prevalente e hanno cercato altrove dati e verità.

Ritornando all’economia: più che di crescita, che significa solamente aumento dei capitali posseduti da pochi avidi individui, ed impoverimento della maggior parte delle persone, auspichiamo una redistribuzione della ricchezza e delle pari opportunità di crescita personale e delle piccole imprese a livello nazionale. Sappiamo bene che la prospettiva di benessere e ricchezza di una persona cambia se nasce in un paese piuttosto che in un altro, e lo stesso vale per la famiglia, se i patrimoni sono molto differenti. Anche le imprese sono soggette alla stessa dinamica: quelle piccole e sottocapitalizzate avranno sempre maggiori difficoltà, tuttavia, se con molto studio e duro lavoro una persona può, in alcuni casi, elevare il proprio status sociale, così con la consapevolezza e l’innovazione economica l’imprenditore può creare capitali e benessere per la propria famiglia e per i propri collaboratori.

L’equità e la sostenibilità del sistema economico attraverso la redistribuzione della ricchezza, è quello che servirebbe. La discesa del PIL non ci spaventerebbe, se ci fosse una redistribuzione della ricchezza, perché non saremmo dipendenti dal lavoro per vivere, come non lo sono le persone che hanno accumulato i capitali e sanno farli lavorare per il loro reddito. Se poi l’equità economica fosse accompagnata dalla certezza della giustizia, dalla mancanza della corruzione e dalla libertà di pensiero e di parola, certamente si potrebbe parlare di RINASCITA.

Se dopo questa crisi sanitaria ed economica, il mondo ritornasse alle vecchie e malsane abitudini, aspettiamoci nuove crisi sempre più violente fino a quando questo
sistema sociale iniquo per gli uomini e per la natura sarà spazzato via.

Noi vogliamo confrontarci con paesi in cui l’indice di felicità è il principale indicatore per cui vale la pena di lottare.

Oggi l’italia è al trentesimo posto, al di sotto di paesi che consideriamo sottosviluppati. Crescere in questa classifica è quello per cui vorremmo vedere impegnate le persone e chi ci governano nei prossimi anni.

L’indice di felicità ha molte componenti: dalla giustizia, alla libertà, attraverso il supporto sociale, mentre il PIL /pro capite, è solo una di queste.

Quello che auspichiamo per le persone nel prossimo futuro, cerchiamo di realizzarlo con le piccole aziende, nostre clienti, che oggi hanno sempre più bisogno di supporto. Noi ci siamo, e, non potendo agire sulla redistribuzione della ricchezza, lavoriamo per la redistribuzione della consapevolezza, aiutando le imprese a sviluppare il proprio potenziale, con il Metodo Awan®. Il processo di crescita personale non è molto differente dal processo di consapevolezza delle potenzialità aziendali che porta alla rinascita. Soprattutto crediamo nella redistribuzione della conoscenza del contesto economico e sociale, delle metodologie di successo e dei migliori strumenti cloud, dalle grandi aziende verso le piccole e le startup innovative a cui auguriamo un 2021 foriero di rivincite.