clima: come l’ict può aiutare al miglioramento

Da quando è uscito il libro di Jeremy Rifkin “La terza rivoluzione industriale” su cui avevo scritto un blog personale ci siamo orientati oltre che a sviluppare I servizi ICT, anche a scoprire i collegamenti con il mondo delle energie rinnovabili per aiutare la lotta al riscaldamento del pianeta.

Dallo scorso anno abbiamo deciso innanzitutto di compensare le emissioni di CO2 con prodotti di NWG di cui siamo diventati anche partner e, oltre ad acquistare mezzi per la mobilità elettrica abbiamo diminuito ulteriormente i viaggi in auto e aumentato l’utilizzo di Office 365 Skype per Business per la formazione a distanza e le riunioni anche con i clienti.

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Tutti possono con pochi € disporre di strumenti di video comunicazione efficaci come Skype per Business e risparmiare molte spese di viaggio, oltre a non emettere CO2. Noi offriamo supporto alle aziende per attivare il servizio ed utilizarlo al meglio anche per la formazione.

Ci sono molte altre cose che una azienda ICT può fare per l’ambiente e sono descritte bene in questo blog del CEO di Ericson che spiega come l’ICT può contribuire a salvare il pianeta.

“…Circa il 70% dell’energia elettrica è sprecata prima che raggiunga il consumatore finale. Soluzioni come le reti elettriche intelligenti e i contatori intelligenti danno la possibilità di fornire energia in modo più efficiente alle case e agli edifici, migliorando notevolmente l’efficienza energetica e il consumo di energia…”

Noi abbiamo aderito al progetto LUCE AMICA di Nwg che distribuisce energia 100% da fonti rinnovabilie e abbiamo progettato il nuovo ufficio attivo dal 2016, con Energia Elettrica da pannelli fotovoltaici anche per il riscaldamento evitando l’uso del gas metano che non è una fonte di energia rinnovabile.

Notizie come questa di Apple ci fanno pensare che siamo nella direzione giusta e abbiamo una grande responsabilità come azienda di innovazione. Infatti abbiamo anche organizzato una serie di eventi divulgativi sul tema, di cui questo è il più vicino:

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Ora tra i nostri collaboratori ci sono persone con competenze specialistiche che possono aiutare i clienti a risparmiare energia e ridurre le emissioni di CO2 come abbiamo fatto noi o anche meglio.

Per ogni informazione su come salvare il pianeta con le energie rinnovabili scrivete a energia@cloudea.it

Un commento all’articolo: “Parisi a Renzi: Sconti a chi assume nel digitale"

Il presidente di Confidustria digitale Parisi promuove i tagli al cuneo fiscale decisi dal Governo: “Bene la riforma, ma non basta”. E propone al premier sgravi per 4 anni sui nuovi contratti e voucher ai giovani laureati per digitalizzare le piccole imprese.

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I punti espressi da Parisi sono assolutamente interessanti nell’ambito della crescita digitale dell’Italia:

  • Utilizzo della proposta dei Maxi-Job estendendola però all’inizio solo sui nuovi occupati con competenze digitali per favorire crescita e sviluppo di nuove imprese.
  • Utilizzo dei contributi UE-2014-2020 per istituire borse di studio annuali che comprenderanno l’inserimento dei giovani in aziende che vogliono evolversi digitalmente : sistemi di collaborazione, archiviazione, fatturazione, pagamento ecc.. completamente elettronici. Ovvero la creazione di “digital angels” per le aziende clip_image003
  • Inserimento nei piani di ristrutturazione edilizia pubblica dell’obbligatorietà delle infrastrutture digitali
  • Rendere obbligatoria nelle scuole superiori una formazione sulle competenze digitali

Confindustria digitale però vuole andare ben oltre ed arrivare ad un ambito più generale e pubblico :

“Ci deve essere l’impegno a spingere l’informatizzazione del settore pubblico – spiega – per migliorarne l’efficienza e semplificare le procedure. Secondo le stime ipotizzate dal commissario Cottarelli l’innovazione digitale può produrre benefici per oltre 30 miliardi sui conti dello Stato. Permette di controllare meglio i dati sull’evasione e di ridurre le spese di acquisto di beni e servizi” . clip_image005

Queste sono le proposte concrete richieste al nuovo premier Renzi nell’ambito italiano. Ovviamente ci vorrebbe anche il supporto della UE per imporre non solo obblighi fiscali agli stati ma anche e soprattutto “obblighi digitali”. La UE dovrebbe mettere a disposizione degli stati fondi per la digitalizzazione e soprattutto parte di questi fondi dovrebbe essere convogliata verso le Università in grado di formare i giovani ai bisogni dei prossimi cinque anni.

clip_image006La pubblica Amministrazione in primis e a seguire le aziende italiane devono capire che solo con l’informatizzazione, l’innovazione digitale c’è una prospettiva di risollevarsi nel futuro e di tornare ad essere competitivi.

Lo Stato dovrebbe rendersi conto che sul diritto d’autore, la protezione dei dati, le copie private abbiamo ritardi e complessità che ostacolano l’adozione delle tecnologie digitali”. Un esempio tra tutti: in Italia sui libri cartacei si paga l’Iva al 4% e sui libri digitali al 22%.

Per quanto riguarda i diversi settori ci sono strumenti che adottati possono portare notevoli benefici in termini di digitalizzazione ed informatizzazione. Non è necessario ricorrere a strumenti “open” e magari non certificati: ormai ci sono strumenti digitali che una volta erano appannaggio delle grandi aziende disponibili per ogni ordine di grandezza di azienda pubblica e privata a costi accessibili.

Alcuni strumenti sono addirittura gratuiti per le scuole ma molti istituti non sono neppure a conoscenza della loro esistenza. Per esempio Microsoft offre molti strumenti gratis per le scuole e sconti per le PA. Andando sul nostro sito www.cloudea.it si possono trovare tutte le informazioni.

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Come si fa a parlare di corsi di formazione sulle competenze digitali nelle scuole superiori se queste stesse per prime non hanno manco ancora adottato il “registro elettronico” e le comunicazioni scuola/casa avvengono ancora tramite diario invece che per mail e/o strumenti di comunicazione moderni ?

Anche i docenti dovrebbero affrontare corsi di formazione sull’innovazione per essere al passo coi tempi e insegnare ai nostri ragazzi com’è veramente il mondo del futuro.

Il futuro delle aziende è SOLO digitale secondo il Politecnico di Milano

Il Convegno, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, è l’evento annuale rivolto alla Community dei CIO e quest’anno il 3 dicembre in via Ampere si sono riuniti i CIO delle principali aziende italiane che partecipano ai lavori di ricerca del Politecnico per discutere il futuro digitale delle aziende.

E’ interessante riportare alcuni contributi perché fanno riflettere le valutazioni e gli approcci differenti che sono emersi tra gli Amministratori Delegati ed i Responsabili ICT presenti. L’evento infatti è utile perché mette a confronto le esigenze del business con la visione dei responsabili tecnologici delle aziende.

L’introduzione del prof Rangone descrive la situazione impietosa del panorama ICT Italiano rispetto agli altri paesi Europei. I maggiori investimenti per l’Agenda Diagendagitale avvengono ancora nella pubblica amministrazione, che oggi genera più del 50% del Pil Italiano, mentre le aziende hanno atteggiamento sintetizzato in “…Agenda Digitale? Noi abbiamo già i server quindi siamo a posto…Sorriso

Per quanto riguarda i finanziamenti  Europei che sono legati alla nostra capacità di proporre progetti interessanti e di “riprendere” soldi che ci vengono a vario titolo tolti, non siamo ancora capaci di utilizzare i Fondi in modo adeguato, rispetto all’assegnazione. imprenditoriQuesto è uno dei tanti problemi per cui non riusciamo ad essere competitivi con gli altri paesi anche quelli emergenti come Estonia, Lituania etc…

La realtà presentata dal Politecnico, con il panel di grandi aziende è comunque leggermente diversa, perché chi ha partecipato alla giornata ha evidenziato progetti innovativi e digitali interessanti. Sono investaltrettanto degne di nota le STARTUP che sono nate intorno al programma del Politecnico di Milano e che rappresentano la punta di un iceberg di ricerca ed innovazione che è presente in Italia anche se non crea ancora occupazione in modo significativo. Peccato che il tessuto imprenditoriale diffuso sia quello delle PMI che negli studi del Politecnico sono sempre poco presenti e altrettanto poco attente agli sviluppi digitali.

Il prof. Corso ha poi descritto i risultati dell’Osservatorio permanente della community dei CIO e quanto emerge da un anno di ICT Management Academy.

Dalle osservazioniinvestimenti priorità cio e dai dati ricavati sembra che, avendo toccato il fondo dei progetti di risparmio e dei tagli di budget ai CIO, dal 2014 le grandi aziende ricomincino timidamente a fare investimenti, che come presenta la figura si concentreranno su aspetti tradizionali di digitalizzazione ma pur sempre rilevanti nel panorama di arretratezza delle nostre infrastrutture.

Dopo le introduzioni il dibattito si fa animato per un bel intervento del Dott. Majocchi di Emilceramica che porta in evidenza come si muovono le migliori aziende italiane che esportano, e che tipo di attenzione hanno alla tecnologia. Dall’intervento emerge che le priorità dei  CEO e dei responsabili di business sono per tecnologie di prodotto, che creano l’eccellenza anche verso i mercati esteri, qui le migliori aziende fanno molti investimenti. Evidentemente l’investimento in produttività al di fuori della fabbrica, e quindi nei processi di lavoro degli Information Worker, a supporto  dei processi aziendali non è nelle priorità delle PMI, e comunque sono anche poche aziende che in questo momento stanno innovando anche solo il prodotto.

Risponde a  Majocchi, Roberto Pesce, di NextiraOne e membro del direttivo di Assinform, che fa notare come, a parte alcune eccellenze “che sono anche presenti agli eventi del Politecnico aggiungo io”, in Italia la situazione di innovazione digitale delle aziende incontra anche molte resistenze nella Pubblica Amministrazione che dovrebbe per prima rinnovarsi per agevolare il paese nell’incremento di produttività.

Resta impresso l’approccio delle aziende che emerge e che è descritto bene dal Dott. Majocchi. Questa riflessione va vista incrociando i dati che derivano da un altra analisi, quella del professor Sacco che presento nel mio blog precedente. Qui infatti si mostrava come le società di altri paesi il cui PIL ora sta cominciando a crescere abbiano investito meno in prodotto e più in persone e infrastruttura ICT in modo rilevante e bilanciato. Viene il dubbio che il nostro approccio alla tecnologia sia vincente solo nel breve periodo e non sia risolutivo senza la giusta attenzione a tutti i processi aziendali e della pubblica amministrazione.

L’intero evento che come sempre è registrato lo troverete nell’area Premium di www.osservatori.net

Perché il “Cloud” …Pubblico si diffonderà sicuramente…

La storia ci insegna che le innovazioni di successo portano sempre ad un risparmio di risorse basate sull’economia di scala. L’invenzione della stampa industriale di Gutemberg nel 1450, Le centrali elettriche e la distribuzione dell’energia al posto della produzione nelle fabbriche di inizio secolo, la rivoluzione industriale che crea, con l’economia di scala, prodotti accessibili a tutti.  Tanti sono gli esempi, ma il denominatore comune è il “risparmio” generale di risorse che l’economia di scala realizza grazie alle innovazioni.

Oggi avere server e datacenter dentro ogni ufficio o società, ove non giustificato dal business non solo non è più un investimento sostenibile per le aziende, ma è anche ecologicamente controtendenza, in un periodo storico dove si cerca il risparmio energetico per la sopravvivenza del pianeta.

I data center giganteschi costruiti dalle società di software e hardware e dagli operatori di telefonia, ma anche dalle banche e assicurazioni o da operatori insospettabili fino a poco tempo fa, come venditori di libri online, sono una risorsa che la tecnologia Cloud ha messo a disposizione di tutte le realtà che vogliono liberarsi dai costi informatici. Questa economia di scala che concentra l’energia computazionale in diversi, ma non frammentati, poli nel mondo alla fine potrà garantire un risparmio globale di risorse che al lato pratico si presenta come la possibilità per tutti di accedere a servizi di valore a prezzi sostenibili.

Inoltre la tecnologia “Cloud” in se permette di gestire delle risorse informatiche in modo molto più efficiente quindi anche chi non volesse affidarsi ad altri ed avesse molti soldi da investire, di recuperare l’investimento per portare il proprio datacenter verso una tecnologia Cloud, in un tempo ragionevole.

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Per le PMI che hanno difficoltà ad accedere a risorse specializzate per mancanza di fondi ed a volte di attrattiva, è fondamentale valutare seriamente la possibilità che il “Cloud” offre oggi perché riuscirebbero così a cogliere oggi un vantaggio competitivo immediato, mentre i concorrenti ancora sono titubanti. Fuori dall’Italia molte aziende utilizzano da anni questi servizi e hanno ridotto i costi concentrando le risorse sul proprio business. E’ inevitabile che anche in Italia questo succederà, non è facile valutare il periodo temporale, ma siamo vicini alla realizzazione dell’Informatica a consumo ed in bolletta. Ad esempio Vodafone già lo fa con i clienti che hanno acquistato i servizi di Rete Unica Mail & Collaboration.

I risparmi e le razionalizzazioni sono così ampi e toccano tutti gli aspetti fondamentali della gestione aziendale:

I risparmi diretti che le economie di scala del Cloud consentono riguardano:

– il costo dell’energia- Il più immediato, esternalizzando l’infrastruttura informatica

– il costo del lavoro Il personale esperto costa e può essere impiegato meglio in altre attività aziendali a maggior valore aggiunto

 – i costi di sicurezza e affidabilità – Mantenere i livelli di sicurezza elevati che i grandi operatori possono permettersi è un costo che le aziende spesso rinunciano a fare mettendo i propri dati a rischio maggiore di quello che correrebbero con l’utilizzo dei servizi di Cloud Pubblico gestito da operatori professionali ed affidabili.

 

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In questo white paper di Microsoft ci sono approfondimenti interessanti e qui l’articolo di Zero Uno che ha scatenato in me la necessità di scrivere questo post.